Premesso che non rinnoverò la tessera del Pd se saranno
espulsi eventuali parlamentari dissidenti verso il governo Letta e che nella mia
visione della politica sarebbero da espellere, semmai, al limite, coloro che
fanno simili minacce. E premesso che questo non significa non accettare che sia
prevalsa un'altra linea nel Pd, ma semplicemente non avallarla in parlamento per il bene della
"Nazione"...
le alternative c'erano e ci
sono (solo teoricamente) ancora: a) la prima e migliore è un no a Letta e sì a un governo tecnico per fare una legge elettorale semipresidenziale, i provvedimenti economici imposti dal contesto economico internazionale, più le cose proposte dai saggi di Napolitano condivise da Pd e Pdl (se ce ne sono);
b) la seconda è sì a Letta se fa soltanto un governo di scopo con i primi due obiettivi del punto a.
In ogni caso, se ci saranno le espulsioni, bye bye. I violenti del pd-esercito che scambiano l'art. 67 della costituzione per un intermezzo poetico mi hanno già abbastanza divertito: facciano pure il loro partito di squadristi di centrosinistra, pardon ispirato a un principio di maggioranza così rigido da essere in contrasto con i valori costituzionali...
La "domanda anti-casta", dopo questo passaggio della storia repubblicana, si è ancora accresciuta. Non c'è però per adesso un'offerta politica in grado di interpretarla con intelligenza e responsabilità e capacità di governo, sostituendo gli apprendisti stregoni Grillo e Casaleggio. Ma la domanda c'è, eccome.
Se i membri del partito democratico la volessero comprendere e affrontare, il Pd potrebbe ancora diventare quel grande partito in cui speravamo quando fu fondato. Altrimenti continuino pure a lavorare per la loro ditta, ma gli interessi di un paio di lobby non possono coincidere con gli interessi di un intero Paese.
Lorenzo Sandiford