mercoledì 12 ottobre 2011

"Vip Bang": la rivoluzione dall'alto di Renzi a cui non mi accoderò

E' il mio contributo creativo, gratuito, alla convention del 28 ottobre di Matteo Renzi a Firenze: un'aggiustatina al suo slogan forse meno riuscito del solito.
Ma ancora una volta devo ammettere che, al di là del copywriting, il nostro sindaco, ormai a tutti gli effetti entrato nella vera casta d'Italia, quella televisiva, si sta muovendo benissimo sul terreno dove si gioca davvero gran parte della partita per il potere: il reality interchannels della politica. (E quando parlo di casta non sto citando Rizzo e Stella ma me stesso in un corsivetto veloce veloce e non firmato scritto qualche anno prima per l'Attenzione - Agipress, in cui dicevo che la tv italiana "è in mano a una casta che la considera il proprio balocco").
In che senso è così bravo su quel piano, oltre ad essere anche ovviamente super spinto e pompato da forze maggiori?
Mah, io la vedo così: forse anche perché ha capito che nella base di centrosinistra non tira buon vento, ha bypassato il problema del rischio flop per la convention affrontando il toro per le corna e ricorrendo alle armi di distruzione di massa del consenso ragionato e dell'opinione pubblica: i vip, i potenti davvero. Non solo, la bravura si vede anche dagli invitati che ha scelto, perché fra di essi alcuni hanno il cervello che funziona sul serio, anche se non necessariamente ben impostato e improntato a valori che condivido. Ma a farmi rodere e deludermi un po' è il constatare che fra quelli in gamba che pare vogliano partecipare all'iniziativa ci sia anche uno che non solo giudicavo intelligente ma stimavo davvero per l'originalità e qualità intellettuale, oltre che per l'indipendenza, come Luigi Zingales.
Qual è il problema? E' che non mi sembra rendersi conto Zingales che Renzi ormai, deludendo chi l'aveva aiutato ad emergere appoggiandolo alle primarie di Firenze come il sottoscritto (spinto anche dalla necessità di mandare a casa un gruppo di potere che stava deturpando lo spazio urbano fiorentino), ha intrapreso la via della demagogia populista per la sua ascesa a livello nazionale.
Che c'azzecca uno come Zingales con tutto ciò? Nessuno nega che Renzi abbia anche delle ottime qualità personali, ma il problema è intanto che tali qualità sono un pochino sopravvalutate in questo momento (nel senso che deve ancora mangiare un bel po' di pane burro e marmellata) e soprattutto che il suo progetto politico, combinato con la personalità tendente ultimamente all'autoesaltazione, non sia per nulla rassicurante per l'Italia. Non ci è bastato Berlusconi per capire che sono da evitare quelli del "ghe pensi mi" e dall'ego debordante?
Comunque anch'io, come D'Alema, aspetto le proposte. E non mi farò incantare dalle belle frasi di Alessandro Baricco, che in questa circostanza rappresenta uno strano caso di rottamazione e ringiovanimento all'incontrario. Tramite la sostituzione del suo erede di maggiore talento, nello stile di scrittura, del panorama politico italiano - quel Pippo Civati che tanto aveva incantato Renzi con le frasi vagamente baricchiane del suo blog fino a quando non si rese conto che costui non accettava di diventare il suo cagnolino - con l'originale in persona, il più maturo (e più intellettuale e più vip) maestro.
Per ora soprassediamo e non ci accodiamo a Matteo Renzi.

Lorenzo Sandiford

domenica 11 settembre 2011

frammenti da uno scontro rancoroso alla festa Pd di Firenze. Morale: non vedo ancora la linea (e la leadership) dei miei sogni!

Questo è un testo, o meglio una serie di testi, che ho scritto nella notte fra il 10 e l'11 settembre dopo aver assistito alla prima parte dell'intervista pubblica dei direttori di Nazione e Corriere Fiorentino a Matteo Renzi, in programma alla Festa democratica di Firenze. Sono frammenti scritti dopo le due di notte in risposta ad alcune osservazioni di partecipanti al Gruppo su Facebook Officine democratiche, ma penso che valga la pena appuntarmele sul mio blog politico. Spazio da tempo in disuso per ragioni di mancanza di tempo libero dal lavoro e da altre beghe quotidiane, nonché per l'assenza di segnali di vita dal Pd comunale di Firenze a cui sono iscritto e di cui sono diventato uno dei delegati nell'assemblea. Lascerò i testi come li ho scritti, compresi errori ed imperfezioni.
Anticipo soltanto la conclusione politica implicita nelle mie considerazioni frammentarie. Renzi non rappresenta per me in questo momento il leader che volevo per il rinnovamento. D'altra parte non mi convince molto nemmeno la linea di Bersani. Diciamo quindi che sono ancora in attesa di gruppi e leader che portino avanti la linea che vorrei sia sul piano della formula organizzativa del partito sia sul terreno del programma politico. Anche se ovviamente per adesso su entrambi questi versanti il Pd è ancora il partito italiano che mi è più vicino (o meno lontano). Altrimenti, altrettanto ovviamente (ma non per le tante persone che guardano alla politica come a una questione di appartenenza e ai partiti come ad eserciti o tribù), avrei restituito la tessera e mi sarei iscritto ad un altro partito. Cosa in linea di principio sempre possibile, ma altamente improbabile, qualora nel panorama politico italiano si palesasse una formazione ancora più corrispondente ai miei desiderata.

- Qualche osservazione, con la premessa che ho assistito solo a una prima parte, anche se piuttosto elettrica e significativa, dell'incontro. Primo, mi renderò subito antipatico ma quando ci vuole..., non c'era bisogno delle Officine Democratiche perché gli [a Renzi] venissero in mente quei concetti (che comunque deve aver enunciato quando non c'ero già più io). Vi ricordo che uno dei suoi slogan preferiti, prima di diventare sindaco, era il Pdpd (Partito democratico per davvero), che è stato uno dei motivi per cui l'ho votato. Anche se poi ho incominciato ad allontanarmi quando ho capito che era tutta fuffa demagogica, perché nella sostanza non ha mai creduto né soprattutto fatto nulla per migliorare la democrazia interna del Pd. Anzi, potrei raccontare una storia più precisa ma non ho voglia di polemiche. Il punto è che io non credo più alla sua volontà di cambiare in senso democratico il Pd: la tira fuori solo quando gli fa comodo. Del resto tutta la sua azione politica e anche il suo comportamento, il suo carattere, ne sono una prova tangibile. Da questo punto non ci casco più ed è la ragione per cui non sono più renziano. Lo voterei solo di fronte ad avversari ancora più lontani da me.

- Che [Renzi] sia piuttosto bravo sul piano dialettico, soprattutto in assemblee infuocate, e che sia molto molto coraggioso e convinto delle sue idee come ogni leader che si rispetti è vero e l'ho, lo abbiamo, sempre saputo.

- Ha ragione M [uno degli iscritti al Gruppo Od] a dire che oggi era in difficoltà perché non aveva il consenso a cui era abituato (basta un confronto con la festa democratica dell'anno scorso, quando ebbe un successo grandissimo). Ma ha ragione anche Luca a dire che si è difeso piuttosto bene in una situazione del genere.

- Si è riposizionato o no? In parte ho già toccato la questione. Ma non posso dare un giudizio perché non ho sentito tutto il discorso e questo è un tipo di valutazione che ne presuppone un ascolto completo. Nella prima parte non ho visto nessun cambiamento sostanziale di posizione. Sono degli aggiustamenti minimali di toni e sfumature collegati anche al contesto.

- Voglio solo mettere a fuoco due punti su cui si è creata molta tensione: in un caso sono dalla parte di Renzi (che si è difeso bene) mentre nell'altro sono dalla parte dei contestatori (e l'argomentazione urlata di Renzi in difficoltà non stava in piedi e non mi ha fatto cambiare idea).
La prima è che ha ragione a dire che se un Sindaco non condivide lo sciopero della Cgil non per questo può essere trattato come un eretico di destra. Se poi Renzi ha certe uscite di destra o no è un'altra questione in cui non entro ora. Quello che conta è che si poteva non essere d'accordo sullo sciopero della Cgil e non per questo non essere di sinistra e non per questo non essere degni di stare nel Pd. Guardate che qui è in gioco un punto cruciale della natura del Partito democratico. Se si torna a schemi non rari del vecchio Pci, in cui venivano scomunicati (o al massimo sopportati purché volassero basso) coloro che non si allineavano alle posizioni prevalenti su certe questioni, allora il Pd è già morto e sepolto. Io non credo che si sia arrivati a questo, altrimenti avrei già stracciato la tessera. E anzi lotterò perché il Pd sia un partito plurale come era nelle intenzioni di chi l'ha fondato (il discorso del lingotto di Veltroni) e che non rappresenti solo chi si identifica con la Cgil o con la Cisl o la Uil. Nel merito, poi, anch'io ho in generale molte divergenze con la Cgil (e, se per questo anche con la Cisl e la Uil, il sindacato di destra non mi interessa e non lo seguo) anche se non ero certamente con Marchionne (soprattutto per l'organizzazione dei turni ecc. e per il suo comportamento). E ho avuto molte perplessità su questo sciopero, soprattutto per quando e come è nato: non si sapeva ancora nemmeno quale manovra si sarebbe criticata, visto che questo governo da cabaret di infimo rango ondeggiava su quasi tutto. E vi sembra serio organizzare uno sciopero su una cosa indefinita? Ma per cortesia! A parte il fatto che non paga elettoralmente, ma al limite servirà a chi l'ha organizzato a mettere il cappello ed appropriarsi il merito di uno scontento contro questo governo che sta crescendo di giorno in giorno in generale e non solo per la manovra. Ma soprattutto o si faceva una manifestazione, più consona a partiti che sindacati, di contestazione generale, o si aspettava la pubblicazione in gazzetta ufficiale della manovra e poi si organizzava per una settimana dopo lo sciopero. Su questo Renzi mi trova quasi d'accordo, anche se non c'è da meravigliarsi se la gente se la prende con lui dopo quello che ha fatto sul Primo Maggio: insomma sono le conseguenze di suoi errori politici precedenti e posizioni anche piuttosto esageratamente schiacciate su Confindustria su questi temi. Chiarisco, infine, che pur non condividendo la linea della Cgil e pur essendo abbastanza in sintonia con Ichino, sono fermamente contrario ad allentare i vari articoli dello Statuto che rendono un po' più facile il licenziamento in assenza di una già approvata riforma del welfare state alla voce sussidi di disoccupazione o reddito minimo di cittadinanza.
Sull'altro punto, la critica per la visita di Renzi ad Arcore, sto invece dalla parte dei contestatori. Renzi è stato bravo a uscirne, anche con eccessiva grinta (perché in questi casi funziona, cioè quando si è in difficoltà, fare il duro di fronte a una folla). Ma è indifendibile. Che cacchio c'entra il livello istituzionale con l'andare ad Arcore? Anche il presidente Rossi, che pure in qualche caso ha ecceduto nelle polemiche a prescindere con il Governo, in altre occasioni ha interloquito cordialmente e incontrato e fatto accordi istituzionali con esponenti del Governo Berlusconi, traendone dei vantaggi per la Regione, ma l'ha fatto nelle sedi appropriate. Questo è rispetto del livello istituzionale. Che cavolo c'entra andare ad Arcore? Non ci pigli in giro. Quello gli serve per avere spazio sulle tv di Berlusconi. Del resto lo stesso Di Pietro si è messo a fare diplomazia con Berlusconi per gli stessi motivi (le tv), anche se a dire il vero Di Pietro l'ha fatto in Parlamento. Ora, il caso della Gelmini non lo ricordo, ma lì mi sembra che si fosse nell'alveo di un corretto rapporto istituzionale e quindi ha fatto bene. E poi Renzi non può cavarsela con l'ulteriore argomentazione che se no non arrivavano i soldi, della serie il fine giustifica i mezzi. Perché per quella strada si finisce direttamente nel "letto di Putin" in Sardegna. Vuoi mettere quanti soldi in più arriverebbero a Firenze se finisse nel lettone e magari si portasse dietro alla prossima festa in Sardegna o ad Arcore qualche sventola fiorentina affascinata dagli uomini di potere.
[Sono stato poi corretto, perché pare che il "letto di Putin" fosse da un'altra parte, per cui chiedo venia per l'eventuale errore, anche se mi pare ovvio che la mia fosse solo una battuta senza pretese cronistiche, come del resto senza pretese cronistiche è tutto questo commento, che si muove sul piano della pura libera espressione del pensiero e delle proprie opinioni].

- Aggiungo infine una osservazione sulle 100 proposte per l'Italia. Ora, se arrivano buone proposte, ben vengano, anche se io non andrò a quell'incontro che tradisce il percorso nato con Prossima fermata Italia, che era interessante perché mescolava diverse energie fresche ed anime del Pd. Va detto però che l'uso del numero 100, apprezzabile forse in termini estetici e vagamente a là Greenway, è anche un modo per nascondersi, per alzare un polverone senza prendere troppi rischi. In città il numero 100 aveva una ragion d'essere e io infatti ho piuttosto apprezzato l'iniziativa 100 luoghi, nonostante l'implicito aspetto "divide et impera", perché comunque i cittadini hanno potuto farsi sentire davvero, anche se non incidere nelle decisioni più di tanto (cosa del resto inevitabile, vista la frammentazione decisionale, incompatibile con una buona amministrazione). Ma intanto anche l'iniziativa a livello comunale a mio parere dovrebbe poi portare a dei momenti di messa a punto sistemica delle scelte prese. E soprattutto a livello nazionale questa articolazione artificiosa in 100 punti mi sembra il solito giochetto comunicativo, stavolta meno riuscito.

- Ah, dimenticavo. Comunque nell'amministrazione della città Renzi ha vari meriti ed è migliore dei predecessori, eterodiretti in gran parte a mio parere. Alcune scelte coraggiose in materia urbanistica fanno sì che non rimpianga di averlo votato, nonostante non faccia nulla per il Pdpd. Tuttavia, ogni tanto esce con delle bestialità e su quelle farò tutto il possibile per ostacolarlo. Prossima fermata S. Croce? No party, caro Renzi. Anche su questo cadrai come sulle strisce viola e su altre cosette che non sto a rammentare...

- Ah, altra dimenticanza, collegata al finale del precedente post. Oggi Renzi ha parlato di "merito". Tutto giusto. Però è un po' come per la creatività o per la bellezza, il merito bisogna saperlo riconoscere. Oltre al familismo e nepotismo collettivamente autolesionistico degli italiani, c'è anche il problema di quelli che sono in buona fede ma non sanno riconoscere chi è bravo a fare cosa e che competenze sono davvero utili per certe mansioni...

Lorenzo Sandiford

mercoledì 2 febbraio 2011

firmerò il testo di Bersani che invita Berlusconi a dimettersi: ecco perché

Incollo qua sotto un mio commento che replica alla critica negativa di un bravo giornalista politico che opera sulla piazza di Firenze, e sembra spesso di orientamento filo-renziano, alla scelta del Pd di affidarsi in questa fase di scontro politico a un invito alle dimissioni di Berlusconi. La mia risposta è una spiegazione del perché, nonostante che sia spesso in disaccordo con le strategie di Bersani, questa volta lo appoggio.

"Non considero questa raccolta di firme sotto un testo che invita Berlusconi a dimettersi un'iniziativa comunicativa geniale, ma da qui a dire che è ridicola o anche solo negativa ce ne corre.
Lo sarebbe stata se il testo fosse stato diverso, tutto puntato sul moralismo shock e morboso che sta imperando nelle pagine di diverse testate. Ma il testo di Bersani è semplice e sobrio. Ero scettico prima di leggerlo e pensavo che dopo averlo letto non ce l'avrei fatta a firmarlo. E invece no: è sobrio e più che accettabile, a parte qualche espressione qua e là.
Per cui domani andrò a firmarlo. Non c'è niente di cui vergognarsi e potrebbe essere addirittura utile.
Detto questo, continuo a credere che sul piano delle strategie comunicative, non per ora della capacità di 'governo' e nemmeno nell'esecuzione delle medesime strategie, sia più sulla strada giusta Renzi di quanto non lo sia la maggioranza bersaniana.
L'unico problema è che non capisco fino a che punto Renzi abbia intenzione di restare davvero nell'ambito di una politica di centrosinistra, per quanto riformista. E, a scanso di equivoci, non mi riferisco ora a una vicenda tipo quella delle aperture dei negozi il Primo Maggio, che considero semplicemente un marchiano errore politico (forse voluto per ragioni personali di visibilità).
No, mi riferisco a questioni più serie e rilevanti nel segnare lo spartiacque fra una politica progressista (che come minimo non deve aumentare le disuguaglianze) e una conservatrice o di centrodestra.
Un esempio? Ecco un test semplice semplice: Renzi è a favore della cedolare secca o contrario? E' per far pagare le tasse alle rendite improduttive e magari tagliarle a chi fa impresa oppure no?
Una volta chiarito questo, sono per una strategia di opposizione più simile a quella di Civati e di Renzi che non di Bersani. Gli avversari politici oggigiorno si mettono più in crisi con mosse mediatiche e persino semplici battute ironiche ben azzeccate (purché ci sia dietro anche una sostanza programmatica, ovviamente).
Questo però vale in condizioni normali. E in questa fase, dopo gli scandali porno-giudiziari e porno-mediatici (mi riferisco a una prima pagina del Manifesto), non lo siamo più. Per cui una mobilitazione basata sulla pacata e ferma indignazione funziona eccome (purché non venga caricata di eccessi moralistici poco credibili in bocca a qualsiasi politico italiano agli occhi dei cittadini).
Anzi, chi è un po' in difficoltà in questo giro è proprio Renzi, a causa dell'altro errore politico da lui commesso: la visita ad Arcore. (Di nuovo, forse voluto per ragioni personali di visibilità)."

Lorenzo Sandiford