domenica 22 gennaio 2012

spingere di più l'acceleratore sulle liberalizzazioni rispetto a Monti? Mah!

Sono molto, molto preoccupato per l'affermazione di oggi di Bersani che sulle liberalizzazioni il Pd proporrà emendamenti per spingerle ancora di più.
Ma come, non ci bastano le liberalizzazioni di Monti? A me sembravano troppo veloci le sue, anche se poi per fortuna ha fatto qualche doverosa marcia indietro, dimostrando di essere un presidente del consiglio migliore di quanto mi aspettassi (e migliore del Monti editorialista), e il mio partito si lamenta? Mah!
Il concetto di "gradualismo", che poi significa rispetto per i cittadini nel senso di consentire loro di programmare le proprie esistenze, non entra proprio nella testa dei nostri leader politici?
Fare politica non significa solo creare business per le aziende di riferimento, ma anche e soprattutto salvaguardare la qualità della vita dei cittadini, tutti. Senza mettere in crisi quelli che non lavorano nell'ambito delle lobby che dominano il partito. Soprattutto se un partito è di sinistra o quanto meno progressista.
Anche perché, altrimenti, se un partito non riesce a mediare tra gli interessi dei settori economici di riferimento e quelli del resto della cittadinanza, la tanto spesso evocata supremazia della politica sembra soltanto chiacchiera demagogica.

Lorenzo Sandiford

venerdì 6 gennaio 2012

epifania minimalista degli iscritti che contano di più

Non ne voglio fare un caso personale, sia perché tutto sommato il mio circolo, l'Oltrarno di Firenze, si è comportato abbastanza bene convocando diverse riunioni anche dopocena, sia perché io non sono riuscito ad essere molto presente negli ultimi mesi nella vita del Partito democratico. E nemmeno sufficientemente attento come semplice osservatore.
Tuttavia è bene che la questione degli orari non venga sottaciuta, perché ha a che fare con la natura stessa del Pd, nella misura in cui essa dipende dalle caratteristiche degli iscritti e da chi è attivo al suo interno.
Ebbene, la domanda è la seguente: quante riunioni vengono convocate in orario alla portata di tutti, anche dei lavoratori e professionisti più impegnati, che stanno sul pezzo dalla mattina alla sera? Non passa anche attraverso la competenza di questi ultimi il rinnovamento culturale e la qualità decisionale del partito? Oppure si pensa di poterne fare a meno, nel senso che bastano le competenze di chi campa solo di politica o di chi lavora in settori (tipicamente pubblici, ma non solo) con orari più agevoli e molto tempo libero?
E guardate che colui che scrive non è contrario alla politica come professione, purché esercitata senza garanzia di posto fisso e in un'ottica (anche qui) di flexsecurity, e ritiene che i politici debbano essere pagati - senza eccessi né in basso né in alto - per il tempo impiegato nella loro attività. Tuttavia ritiene che debbano essere ampiamente sfoltiti i ranghi dei professionisti della politica e che a questi vadano affiancati, in un'ottica di diversificazione, anche soggetti di altro genere, provenienti dalle varie fasce della società (ma non calati dall'alto nella logica del casting tanto praticata da tutti i politici di cui io abbia conoscenza). E bisogna riconoscere che alcuni di questi processi, livello dei compensi e sfoltimento dei ranghi della politica, sono già stati avviati, anche se non completati e soprattutto non condotti in maniera del tutto razionale ed efficace (almeno, da quello che sono riuscito a leggere sui giornali).
Non ho una risposta precisa alla domanda, che quindi, come spesso capita nei miei blog non professionali, viene lanciata nel mare di Internet. Però, così a lume di naso, pensando a tutte le mail che ricevo dal partito, ho l'impressione che la stragrande maggioranza degli appuntamenti che contano sul piano dell'elaborazione dei contenuti, ad esempio i forum del Pd metropolitano, siano convocati di pomeriggio, quando molta gente che lavora non può partecipare.
Meditiamo, gente. Meditiamo. Forse qualche aggiustamento non è peregrino.

Lorenzo Sandiford