domenica 10 marzo 2013

M5S e Grillo visti da un piddino pro ambientalismo e anti casta

Non è che siccome sono in un partito mi faccio indottrinare. Il Fatto quotidiano, pur con tutti gli eccessi e la componente teatrale di Travaglio (che comunque è un talento del giornalismo), è ormai diventato imprescindibile se si vuole capire cosa succede in Italia. In realtà lo è anche Libero, ma diciamo per chi è schierato nel centrosinistra e non ha motivazioni professionali il Fatto deve essere ormai affiancato agli altri giornali principali (per me, a pari merito, Corriere della Sera, Quotidiano Nazionale, Repubblica e Sole 24 Ore, e subito dietro la Stampa).
Basta pensare agli editoriali di Travaglio o Padellaro dal giorno delle elezioni o, per esempio, l'intervista di ieri all'editore di Chiarelettere, Lorenzo Fazio. O l'articolo in cui si dimostra come è stata distorta la frase di Grillo sul pericolo violenza. Tutte prove che è vero che Grillo subirà attacchi deformanti dalla stampa italiana espressione di certe realtà economiche.
Insomma, diversamente da quanto da me sostenuto in un primo momento, ci sono altri due aspetti positivi nel movimento di Grillo, accanto all'ambientalismo che ho già citato qui tempo fa. E sono la lotta anti-caste e l'attacco a certi poteri forti dell'economia italiana con la parallela attenzione per le piccole partite Iva. Ma è vero che in realtà questi tre aspetti fanno tutt'uno.
Il problema grosso, però, al di là dell'insufficiente competenza politico-economica di Grillo e del suo braccio destro (che non è un particolare secondario, anzi è centrale, tant'è che il programma è pieno di cavolate), è che pur con la giustificazione di difendersi dagli attacchi sleali, il movimento non è organizzato democraticamente all'interno e Grillo è una specie di capo intoccabile. E questo non va bene per nulla, anzi è esiziale per chi come me apprezza in parte (anche se sulle tematiche economiche non tanto, perché pure i poteri forti hanno buone ragioni su certi argomenti) partiti tipo i Piraten (che lottano contro il sistema, ma sono organizzati democraticamente per davvero, senza ducetti e leaderini; almeno per quel pochissimo che ne so).
Il problema della scarsa democrazia interna c'è anche nel mio partito, il Pd, che pure è quello messo meno peggio da questo punto di vista. E io, nel mio piccolo e nel poco tempo a disposizione, lotto inutilmente per cercare di aumentarla anche nel Pd. Ma per i grillini è un problema enorme. E non basteranno dei pur interessanti esperimenti di democrazia partecipata sul territorio o nei quartieri (supponendo che siano realizzati bene) a cancellare l'irrisolta questione del rapporto tra il movimento e il leader Grillo, della mancanza di democrazia interna nella catena di comando.
Dunque il problema principale del M5S è Grillo, che pure ne ha favorito l'ascesa.
Le persone che ne fanno parte, se si esclude una componente un po' destrorsa e l'accettazione dell'autorità di Grillo e Casaleggio, non mi sembrano così male: non saranno espertissimi di politica ma molti sono laureati in materie scientifiche o tecnici o avvocati quindi un po' di gnegnero per impadronirsi con relativa velocità delle regole parlamentari ce l'hanno e non sembrano, nel complesso, i classici figli di papà o di ditta che pure sono presenti nelle liste dei partiti "seri" a cominciare dal mio. In gran parte mi sembrano i tipici ambientalisti, gente che quindi mi è vicina.
Ora, io non credo nella strategia degli 8 punti di Bersani (se non come modo di salvare il salvabile e aprirsi una via di uscita decente), anche se ovviamente, se riuscisse negli intenti dichiarati, sarei contento e gli farei i complimenti. Soprattutto non credo nelle chance di Bersani per come si è comportato in passato con gli ambientalisti di Idv e di Grillo e per la suicida strategia delle alleanze congegnata da lui e dalla dirigenza del Pd.
Ma se Grillo fa tanto di esagerare nel comportamento dittatoriale verso gli eletti e nello sparare fesserie politiche, il rischio di ammutinamento c'è, perché oltre all'acquolina in bocca per l'oltre mezzo milione di euro che si potrebbe guadagnare (senza i vincoli imposti da Grillo) in cinque anni in Parlamento, ci sarebbero anche giustificazioni ideali, senza dimenticare quelle economiche relative al salvataggio dell'Italia in crisi.

Lorenzo Sandiford
(ps: non ho ancora letto i giornali del 10.3.2013)

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