mercoledì 7 ottobre 2009

tappa congressuale n. 1: chi ho votato e perché

Esterno solo ora il mio voto nella prima tappa congressuale, al circolo di Firenze Oltrarno - San Niccolò dove sono iscritto, e le sue motivazioni, perché non volevo influenzare nessuno.. :-))

A parte gli scherzi, di cui mi scuso con gli eventuali lettori, prima del voto, avevo molte incertezze.
Le tre mozioni e i tre candidati a livello nazionale - Bersani, Franceschini, Marino - non mi appassionavano, pur trattandosi di persone senz'altro capaci. In Toscana le cose andavano un po' meglio, anche in relazione all'avversario, ma pure qui senza eccessivi motivi di entusiasmo sul piano dell'innovazione.
Quale idea di partito, a grandi linee e con in mente alcune correzioni, preferivo quella di Veltroni-Franceschini. Tuttavia, come squadra e qualità degli uomini, soprattutto a livello locale (regionale, provinciale e comunale), mi pareva più completa e meglio attrezzata quella di Bersani-Manciulli, oltre che leggermente più affine a me in relazione a certi aspetti dello stare al mondo: meno snobismo radical chic e meno smanie vippistiche. Infine, nella mozione Marino apprezzavo lo spirito un po' più innovativo e la promessa di maggiore impegno sul terreno della meritocrazia e forse anche su quello ambientale, anche se non mi convincevano certe trovate comunicative troppo demagogiche e l'impressione di una scarsa solidità ed esperienza dell'entourage.

Alla fine e dopo tanti dubbi, compresa la tentazione di lasciare le schede bianche, ho deciso di seguire la strada battuta in Toscana da un non trascurabile gruppetto di persone: il voto disgiunto. Pertanto ho votato il candidato bersaniano in Regione, Andrea Manciulli, e Franceschini a livello nazionale.
Alla base di questa scelta, convinta ma senza grande entusiasmo, ci sono vari motivi. A cominciare dal fatto che la mozione Franceschini mi sembra avere una concezione del partito più simile alla mia, nella quale non deve essere abbandonata l'idea del doppio livello di votazione: quello degli iscritti e quello degli elettori. Anche se, molto probabilmente, il meccanismo e la ripartizione dei compiti fra i due livelli andrà rivisto, anche in relazione all'evoluzione dello scenario politico e al peso assunto dalle primarie di coalizione nella selezione dei candidati sindaci, presidenti di provincia e regione o premier. Dico "mi sembra" perché in effetti nei testi delle mozioni le idee di organizzazione interna del partito sono solo accennate e non effettivamente esplicitate.
Altro motivo di questa scelta è il tentativo di rompere i tre fronti, di renderli meno contrapposti, comunicando l'idea che non ci siano divaricazioni così drammatiche all'interno del partito, ma che la scelta di una mozione o dell'altra possa dipendere anche da semplici sfumature politiche o preferenze personali.
Però, in ultima analisi, decisiva per la mia scelta è stata la sensazione che Franceschini leader del Pd possa portare un po' di voti in più a livello nazionale, andando a raccogliere qualche voto anche nei settori dove Bersani non mi sembra molto amato, in particolare fra i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. Senza questa capacità di penetrazione (magari anche limitata) oltre la sfera dei lavoratori dipendenti, il progetto di un partito democratico in grado di rappresentare tutte le voci della società fallirebbe. E a quel punto temo che a tirare le fila della politica italiana sarebbero di nuovo i centristi (dell'Udc o, chissà, di Montezemolo), mandando all'aria l'assetto bipolare che consente ai cittadini se non altro di scegliere da chi essere governati, senza vederselo imporre dai piani alti della casta politica come accadeva nella prima Repubblica.

Lorenzo Sandiford

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