domenica 25 ottobre 2009

cosa penso di D'Alema (con i se e con i ma)

Qual è la mia opinione su Massimo D'Alema? La risposta più sintetica che mi viene in mente è il seguente, semplicissimo, test immaginario:
Se mi fosse miracolosamente concessa la facoltà di nominare il prossimo presidente del consiglio, per ora, almeno fra i politici del centro-sinistra, sceglierei D'Alema, perché penso che governerebbe meglio degli altri.
Se avessi la facoltà, invece, di nominare il prossimo candidato premier del centro-sinistra, non lo sceglierei, perché penso che alle elezioni prenderebbe meno voti di quanti potrebbero prenderne altri esponenti del centro-sinistra, anche se non vedo al momento alternative particolarmente convincenti.
Se mi fosse data, infine, la facoltà di nominare il prossimo segretario del partito democratico, di nuovo non lo sceglierei, sia per ragioni d'insufficiente appeal elettorale sia perché mi sembra avere una concezione del partito troppo verticistica e manovriera.
Arricchisco la risposta con qualche integrazione. Primo, se si dovessero prendere in considerazione anche esponenti "tecnici", sarei un po' più incerto nella scelta del presidente del consiglio da nominare, perché non mi dispiacerebbero neanche Draghi e Passera (ammesso e non concesso che costoro fossero interessati). Secondo, siccome non è detto che la mia opinione circa l'insufficiente appeal elettorale di D'Alema sia giusta, sarei favorevolissimo alla sua partecipazione a primarie sia come candidato premier che come candidato segretario di partito e altrettanto favorevolmente accetterei una sua eventuale vittoria.

Questa valutazione, astratta e fuori tempo, mi è tornata alla mente dopo aver letto, il 13 ottobre scorso su Qn - La Nazione, un articolo di Andrea Cangini su Massimo D'Alema e in particolare il virgolettato attribuito a Emanuele Macaluso. Macaluso fa un ritratto molto critico di D'Alema, sostenendo che pur essendo costui il più intelligente del suo schieramento finisce per non azzeccarne mai una, forse proprio perché "sopravvaluta la propria intelligenza e sottovaluta quella altrui". E fa alcuni esempi di fallimenti politici del leader maximo, fra cui la Bicamerale e l'affossamento dell'Ulivo. Tutto ciò per arrivare alla conclusione che per Bersani sarebbe meglio distanziarsi il più possibile da D'Alema.
Ora, pur avendo deciso di votare Franceschini nelle primarie di oggi a livello nazionale e non essendo quindi certamente catalogabile come dalemiano, trovo del tutto lacunosa e quindi sbagliata la valutazione di Macaluso (e diversi altri).

Dirò in breve perché e nel fare questo spiegherò anche il motivo per cui ho fiducia in lui come uomo di governo (nel senso di "al governo") pur non avendone molta in lui come candidato ad alcunché (e quindi come uomo politico a 360 gradi).
In realtà, credo che l'intelligenza politica di D'Alema non sia affatto virtuale e che (se la mia memoria non incorre in errori) si sia invece manifestata concretamente in diverse occasioni: dal modo in cui contribuì alla caduta del primo governo Berlusconi negli anni '90 sfruttando i problemi di costui con la Lega Nord e portando Dini nel campo del centrosinistra; all'efficace blitz con cui propose la candidatura di Prodi, che aveva appena finito la sua prima esperienza di governo, alla presidenza della Commissione europea senza dare il tempo ad altri di fare candidature alternative e contribuendo così in maniera decisiva al successo della medesima; a diverse azioni di diplomazia internazionale quali il contributo fondamentale alla risoluzione del caso Baraldini e, come ministro degli esteri nell'ultimo governo Prodi, la creazione di forze di interposizione ai confini del Libano.
Inoltre, come mi è già capitato di sostenere anni fa in un forum del sito web di Repubblica, anche molti dei suoi cosiddetti errori, se analizzati meglio, non lo sono affatto. Almeno dal punto di vista della sua carriera politica, anche se in effetti non sono state le scelte migliori per il bene comune del centro-sinistra. In questa categoria ho sempre classificato, ad esempio, sia la Bicamerale che la Cosa 2, giudicando negativamente per le sorti del centro-sinistra soprattutto la seconda (per ragioni che ora non sto a ritirar fuori). E vi annovero, adesso, il suo tentativo di ridisegnare l'assetto del partito democratico. Tutti e tre esempi di operazioni politiche molto intelligenti ed efficaci per non far perdere un ruolo di primo piano nei giochi politici del Paese a D'Alema in momenti in cui rischiava di essere messo in disparte (anche a causa dello scarso consenso elettorale che ha sempre avuto, in parte per antipatia personale in parte per i rapporti difficili con la stampa). E, sottolineo, esempi di operazioni il cui possibile esito negativo o comunque non positivo per il centro-sinistra erano, a mio parere, ampiamente previsti e messi in conto da D'Alema stesso e il suo entourage.
Alla luce di ciò, D'Alema di errori ne ha commessi molti meno di quanti pensano Macaluso ed altri e si è dimostrato un ottimo politico. Un politico forse nocivo per il centro-sinistra quando non è stato al governo, ma comunque in grado di restare a galla in condizioni quasi proibitive. Anzi, si potrebbe dire che D'Alema rappresenta un problema per il centro-sinistra proprio in quanto troppo bravo. Nel senso che uno così quando è al potere è utilissimo ed efficacissimo, ma quando non ha cariche istituzionali diventa nocivo perché pur di riprendersele è capace di inventare di tutto con successo anche senza un ampio supporto degli elettori.

E' curioso notare che anche l'altro big del partito democratico, Walter Veltroni, che negli anni '90 era sempre stato ai miei occhi dalla "parte giusta" per il bene del centrosinistra in contrapposizione a D'Alema, abbia finito per fare operazioni simili durante l'ultimo governo Prodi: operazioni forse necessarie a lui personalmente, ma negative per il centrosinistra e per il governo Prodi in quel momento, che infatti è caduto anche a causa di queste. A dire il vero, a differenza di D'Alema, Veltroni qualche alternativa l'aveva, perché poteva essere più attendista durante il Governo Prodi senza compromettere la carriera personale (anche se la disastrosa terapia shock di Prodi, cioè l'assenza di gradualismo riformatore, con Visco e Bersani scatenati contro alcune categorie economiche lo stava mettendo a dura prova). Si trattava di attendere un po' di tempo in più facendo durare ancora la presidenza Prodi (magari prendendone un po' le distanze), senza mettersi a dialogare con Berlusconi (proprio quando era in drammatica crisi con gli alleati) in vista della costruzione di un sistema bipartitico funzionale alla sua idea di partito democratico, ma che significava la soppressione del partito di Mastella e di altri alleati al governo insieme a Prodi. E' anche per questo che ormai, anche se mi sono sempre piaciute le idee di Veltroni sul Pd e su molti temi, lo considero un politico meno bravo di D'Alema. La sua incapacità organizzativa e nella scelta degli uomini su cui puntare ha fatto il resto. Applicando al solito principi di carità ermeneutica, non escludo, comunque, che dietro a questi piccoli errori di Veltroni ci siano delle scusanti di carattere privato. Probabilmente aveva voglia di chiudere in fretta il capitolo "politica" e di dedicarsi alla sua nuova passione: la scrittura e la creazione artistica.

Ho voluto scrivere queste righe prima dell'esito delle primarie, perché in relazione a certi risultati, esse potrebbero sembrare poco eleganti.

Lorenzo Sandiford

3 commenti:

cristina pucci ha detto...

avevo scritto qualcosa che riguardava la difficoltà di D'Alema,di cui ho per anni ammirato la lucidità e la capacità di comunicare cose al centro delle discussioni in maniera semplice e affilato,ad essere "costruttivo". Nessuno come lui è riuscito ad essere altrettanto foriero di scissioni fra pro e contro, e ancora nessuno è stato altrettanto pervicace nel continuare ad imporre se stesso in momenti in cui la sua "presenza", la sua parola potevano solo far emergere rabbie, polemiche e risentimenti. Un grande Leader, quale forse avrebbe potuto essere, dovrebbe essere in grado di gestire relazioni, distruttività sua e di altri.

cristina pucci ha detto...

avevo scritto qualcosa che riguardava la difficoltà di D'Alema,di cui ho per anni ammirato la lucidità e la capacità di comunicare cose al centro delle discussioni in maniera semplice e affilato,ad essere "costruttivo". Nessuno come lui è riuscito ad essere altrettanto foriero di scissioni fra pro e contro, e ancora nessuno è stato altrettanto pervicace nel continuare ad imporre se stesso in momenti in cui la sua "presenza", la sua parola potevano solo far emergere rabbie, polemiche e risentimenti. Un grande Leader, quale forse avrebbe potuto essere, dovrebbe essere in grado di gestire relazioni, distruttività sua e di altri.

Lucio ha detto...

mi pare una sintesi eccellente che condivido al 100%. E ne aggiungerei di cose: il governo D'Alema ha iniziato con il caso Ocalan tra i piedi, ha dovuto affrontare il problema della guerra in Kosovo e ha avuto due meriti che subito sono stati visti come difetti da molta parte dell'elettorato. Parlo della politica scolastica del ministro Berlinguer (avversatissimo dagli insegnanti ) e della politica sanitaria del ministro Bindi (incompatibilità, tempo pieno, esclusività del rapporto per i Medici). Sì D'Alema presdelcons ottimo. Anche Ministrodegliesteri. Purtroppo Massimo D'Alema è la dimostrazione vivente che democrazia non è "il consenso". Le sue verità spesso dispiacciono o comunque non piacciono a molti di sinistra che sperano in un Berlusconi di sinistra che li ammannisca con le parole e con i sogni. Salvo poi presentare il conto (ogni riferimento a Veltroni non è casuale. E' voluto)